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Cosa manca all’Italia per essere alla pari con altri paesi?

Il mercato immobiliare italiano sta attraversando una buona fase, specialmente nelle piazze più frizzanti come Milano e Roma. Sia le compravendite che i canoni di locazione godono di un momento decisamente positivo e in rialzo rispetto alle precedenti annate condizionate dalla pandemia.

Il capoluogo lombardo in particolare si sta avvicinando sempre più alle grandi metropoli internazionali, in termini di look ma anche di servizi offerti. Capitale della moda e del design, ma anche sede di grandi eventi internazionali come l’Expo nel 2015 e i prossimi XXV Giochi Olimpici invernali Milano-Cortina 2026, Milano rappresenta una meta ambita da molti pubblici: professionisti, studenti, turisti, investitori.

Se per questi aspetti, ma anche a livello di infrastrutture e servizi offerti, la differenza tra l’Italia, specialmente in determinate aree geografiche, e gli altri Paesi si sta in parte riducendo, è altrettanto vero che ci sono ancora sostanziali distanze tra gli standard internazionali e quelli all’interno dei nostri confini.

Lo stesso settore immobiliare conferma come ci siano alcuni fattori che causano un vero e proprio gap rispetto agli altri stati: la burocratizzazione è ancora molto lenta e macchinosa, così come la digitalizzazione non è ancora completa né diffusa in tutto il territorio.

Per alcune pratiche, per esempio, è necessaria tuttora la firma in presenza anziché da remoto e questo sicuramente rallenta notevolmente tutti i passaggi: vuol dire che per sottoscrivere alcuni documenti è necessario prenotare un appuntamento, che solitamente non è a brevissimo termine, recarsi sul posto, fare la fila attendendo il proprio turno, siglare i moduli necessari e poi aspettare l’eventuale ulteriore invio per conoscere l’esito della propria pratica.

Per quanto riguarda la digitalizzazione inoltre, facendo riferimento all’Indice di digitalizzazione dell’economia e della società (Desi) elaborato dalla Commissione europea nel 2021, l’Italia è posizionata al ventesimo posto totale su ventisette, davanti solo a Cipro, Slovacchia, Ungheria, Polonia, Grecia, Bulgaria e Romania. Nonostante il miglioramento rispetto all’anno precedente – nel 2020 il Belpaese occupava il posto numero venticinque – questo dato è molto significativo e deve far riflettere.

Che si tratti di motivi culturali, politici o di altro genere, poco importa: questi limiti sono ancora punti deboli che oggi complicano il processo di sviluppo del nostro paese rispetto agli altri dove tutto è ormai più snello e rapido, oltre che più efficace grazie alla tecnologia che consente di sbrigare pratiche e documenti a distanza.

Investire nei servizi, nell’informatizzazione e nella digitalizzazione è la strada per migliorare il sistema italiano sotto diversi punti di vista, altrimenti continueremo a rimanere più di un passo dietro gli altri stati.

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